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Abbiamo quindi affittato, circa 3 ettari (al momento-l'idea è di produrre a pieno regime circa 20.000 bottiglie, anche se poi sarà la natura a decidere: nel 2023 sono state circa 14.000, per esempio), totalmente destinati al nuovo progetto che conduciamo direttamente (vigne miste non giovani o molto vecchie).
Sono vigne situate nella parte più alta della Valsamoggia, quella finale, dove si respira l'Appennino, a 400-500 s.l.m. e si domina la vallata fino a vedere San Luca, simbolo di casa per noi bolognesi. Insomma una specie di Tibet...
Andranno ad integrare il risultato finale, piccoli contributi di vigne antiche e piccole, ma preziosissime, gestite da privati "nonni", che diventeranno i nostri micro conferitori.
Un progetto di salvaguardia di un ambiente vinoso, da sempre marginale e sottovalutato, dove ad oggi la viticoltura, di origine romana, sta scomparendo, dopo 2.000 anni di storia.
Abbiamo deciso di produrre un vino della valle, raccogliendo un po' gli insegnamenti dei grandi vecchi (Gradizzolo, Giorgio Erioli) ed utilizzando soltanto vitigni autoctoni, in fase di progressivo ed inesorabile abbandono: recuperiamo inoltre, il disegno d'impianto di vecchi vigneti, in fase di estirpazione, per riprodurli su terreni di proprietà e protrarre la memoria e la qualità nel tempo.
L'idea cardine è di produrre due vini fermi semplici, quotidiani: uno bianco ed uno rosso, che abbiano un prezzo popolare e che possano rappresentare questo concetto di vino di casa e di territorio, ormai scomparso ed annientato dalla tendenza modaiola del vino naturale.
Il nostro sarà davvero naturale, solo uva e nessun altra diavoleria.
Nessun vino rosato al momento.
Nessun vino aranciat al momento.
Nessun vino spumante al momento.
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