Il protagonista di questa storia è un giovane ingegnere meccanico, Marco Marrocco. È anche titolare dell'omonima azienda di ascensori nel Lazio, e circa otto anni fa ha deciso di intraprendere una nuova avventura e scrivere un capitolo nuovo di zecca della storia del vino della sua regione. Dopo gli studi in agraria all'Università della Tuscia e un periodo di studi a Bordeaux, inizia la sua esperienza di viticoltore, con 2 acri e mezzo di terreno, anima della sua attività. Chiama la sua azienda “Palazzo Tronconi” e inizia a prendere forma il suo sogno: tornare nella terra, recuperare vecchie vigne e produrre vini biodinamici. Questo progetto coinvolge il centro di ricerca di Velletri che si occupa della vinificazione di vitigni tipici unici della regione, oggi coltivati secondo principi biodinamici. Marco ha chiamato al suo fianco Gaetano Ciolfi, professore di enologia all'Università della Tuscia, e Carlo Noro, uno dei massimi esperti europei di agricoltura biodinamica. Succede nell'antico comune di Arce, dove inizia la valle del fiume Liri. La città di Arce è citata in due lettere di Cicerone, una scritta al fratello Quinto, l'altra all'amico Tito Pomponio Attico. Cicerone parla del territorio "Arcanum" e di Villa Arcana, situata nei pressi della colonia latina di Fregellae, fondata dai romani nel 328 aC. I vitigni coltivati da Palazzo Tronconi sono quelli tipici della cittadina di Arce: il Lecinaro a bacca rossa, il Capolongo, il Pampanaro e il bianco Maturano. L'azienda coltiva anche il nero Maturano, tuttora oggetto di ricerca presso il polo enologico universitario, e il nero Ulivello. Il Fatìa (bianco) e il Mocevò (rosso) ottenuti da uve autoctone della zona, provenienti da viti di 80-100 anni, ma praticamente sconosciute ai mercati più ampi. Poi c'è Fregellae: prende il nome da un'antica colonia romana, trovata nel territorio di Arce. È un blend di tre vitigni a bacca bianca: Capolongo, Pampanaro e Maturano. Zitore, da uve Lecinaro, è dedicato al nonno di Marco, Salvatore, e Donnicò, da uve Ulivello, dedicato al capo delle guardie borboniche di Arce famoso per essersi opposto all'ascesa di Garibaldi.
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