Ugo Contini Bonacossi nasce a Firenze in un torrido luglio del 1983 da Marta e Vittorio, stimato “vigneron” che fin da ragazzo si era occupato dell’azienda di famiglia sulle colline di Carmignano, in provincia di Prato. Ugo cresce in campagna nella villa medicea di Trefiano, divenuta poi una storica cantina, circondato da filari di vigne e respirando fin da bambino l’ambiente di quello che sarebbe diventata la sua passione prima e successivamente il suo lavoro. Fin dall’infanzia Ugo ha passato tutte le estati e le vacanze dalla nonna materna a Roccalbegna, piccolo centro in provincia di Grosseto dove da sempre è nota la coltivazione della vite. L’affezione e la conoscenza delle potenzialità inespresse di questo territorio, unite al ricordo delle parole di Vittorio “...ci verrebbe un grande vino...”, lo hanno quindi convinto a iniziare qui un suo percorso professionale autonomo. Dopo la laurea in Viticoltura ed Enologia alla facoltà di Agraria di Firenze, con una tesi proprio sul territorio di Roccalbegna, ha deciso di acquistare i primi terreni e impiantare la vigna del bianco alla “Bandita” e quella del rosso ai “Vignali”, zone storicamente vocate per le rispettive tipologie di uva, privilegiando le varietà autoctone toscane in un ottica di rispetto della tradizione del territorio rocchigiano. L’amore per le cose della Terra lo ha portato fin da subito ad abbracciare la sua filosofia tutta “naturale”, senza interventismi o pratiche enologiche invasive perché da sempre sostiene che quello che serve per fare un ottimo prodotto è innanzitutto una gestione responsabile della campagna, oltre che della vinificazione e dell’affinamento dei vini perché “un buon vino ottenuto da uve sane bisogna impegnarsi per sciuparlo...”, profondamente convinto che nella sua natura l’uva così ottenuta abbia già tutte le caratteristiche fondamentali per dare vita ad un grande prodotto. Da qui la scelta della conduzione biologica in campagna, l’utilizzo di lieviti autoctoni ovvero di fermentazioni spontanee e prive di solfiti aggiunti; nessuna chiarifica ne tantomeno utilizzo di coadiuvanti enologici; nessun dosaggio di solforosa od altro all’imbottigliamento. Utilizzo di bottiglie leggere per ridurre l’impatto ambientale relativo al consumo di vetro e tappo a vite per eliminare quello del sughero garantendo allo stesso tempo un prodotto integro, senza difetti indotti, al consumatore finale.